Ebrei danesi salvati in Svezia

 

Sala gremita ieri sera a OMNIBUS, dove lo scandinavista Andrea Meregalli, per la Giornata della memoria, ha tenuto una conferenza su un evento dell’ottobre 1943 in cui circa 8000 Ebrei danesi, che all’inizio di quel mese Hitler aveva ordinato di arrestare e deportare in massa nel Lager di Theresienstadt, furono salvati in Svezia. Il relatore ha dapprima tracciato un quadro generale della particolare situazione della Danimarca, invasa dai nazisti nel 1940, dove la questione della presenza degli Ebrei non venne inizialmente sollevata. Questo, per ragioni di ordine economico, data la ricchezza dell’agricoltura e della zootecnia danese, da cui i nazisti attingevano a piene mani. Solo quando alla Danimarca fu imposta l’introduzione delle leggi razziali e della pena di morte, il paese fece opposizione al regime. Informati del pericolo che stavano correndo, gli ebrei danesi, a parte un piccolo contingente che fu deportato e ucciso, si prepararono a fuggire in massa. Aiutati dai pescatori della costa, ripararono così nella Svezia neutrale, disposta ad accoglierli. La trasferta non fu né facile né gratuita e alcuni non arrivarono salvi alla meta. Dall’affresco storico generale Meregalli è poi passato a illustrare, scegliendole fra le molte testimonianze dei sopravvissuti, i pericoli e le sofferenze che alcuni individui dovettero affrontare per salvarsi. Alla relazione è seguita una vivace discussione fra lo studioso e il pubblico, attento e molto incuriosito dalla sua esposizione, interessante anche perché dell’operazione di salvataggio ha presentato luci e ombre, sottolineando l’ambiguità delle scelte politiche di tutte le parti in causa.

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